La Mindfulness è una pratica articolata sulla meditazione.
È un allenamento fondato su esercizi specifici che coinvolgono il
corpo e l’attenzione il cui fine è coltivare l’abitudine alla
consapevolezza del momento presente in modo non giudicante per
conseguire uno stato mentale più incline alla soddisfazione e alla
felicità. L’obiettivo è quello di conoscere sé stessi e il mondo
attorno per ciò che realmente sono: guardandoli con freschezza e
capacità di accettazione, imparando a radicarsi nel momento presente e
procedere nella vita senza stress, un passo alla volta. la Mindfulness
è uno stato mentale da esercitare in ogni momento, da coltivare in
qualsiasi condizione, proprio perché edificata sull’accettazione e la
fresca apertura della mente a quello che c’è nel momento presente.
La mindfulness come pratica di meditazione
L’esercizio
costante della Mindfulness si articola nel rivolgere l’attenzione al
presente, momento dopo momento. Per sostenere l’attenzione, si
utilizzano alcuni supporti naturalmente disponibili alla mente in
ogni possibile occasione: il corpo (prestando attenzione al respiro,
ad alcune aree specifiche o al corpo nella sua complessità,
scandagliandolo una parte alla volta); le percezioni dei sensi
(tutto ciò che è raccolto dai sensi, ovvero udito, vista, tatto,
olfatto, gusto, e dalla mente) che offre una risposta fisiologica,
fisica o psicologica a ciò che ci piace, ciò che non ci piace e ciò
che suscita indifferenza; le emozioni-formazioni mentali (le
costruzioni mentali che seguono le percezioni dei sensi, come la
rabbia, il desiderio, il dolore, la compassione); gli oggetti della
mente (ciò che, in senso reale o astratto, suscita le formazioni
mentali dopo essere stato percepito dai sensi: voglio possedere
qualcosa che suscita il mio desiderio dopo che gli occhi ne hanno
colto la bellezza, vale tanto per un oggetto ma anche per una
condizione). L’osservazione di questa concatenazione di fenomeni,
guardata nella sua dinamica fisica e senza esprimere giudizio
positivo o negativo, promuove a lungo andare uno stato di calma non
reattiva, uno spazio vuoto tra accadimento e risposta soggettiva che
permette alla mente di affrontare il presente per ciò che è, senza
sovraccaricare la realtà di ulteriore sofferenza aggiuntiva derivata
da pensieri, aspettative, resistenze e giudizi.
La
mindfulness e le risorse somatiche. Quando
parliamo di risorse, ci si riferisce ad ogni abilità personale,
competenza, relazioni e altro che possa facilitare
l’autoregolazione e fornire un senso di competenza e resilienza al
paziente. Le risorse somatiche comprendono le funzioni e le
capacità fisiche che sostengono l’autoregolazione e procurano una
sensazione di benessere e di competenza a livello somatico e
psicologico.
Hanno come finalità l’autoregolazione: “riportare una persona a
un arousal ottimale, all’interno di una finestra di tolleranza
emotiva, e in cui le emozioni siano percepite come gestibili”.
Aumentano, inoltre, la fiducia nella possibilità di esplorare in
modo sicuro il proprio mondo somatico. Le risorse somatiche per la
regolazione autonoma (senza l'intervento regolatorio di una
persona) sono:
Consapevolezza
dell’attivazione: riconoscere e percepire come il disagio per una
situazione specifica si manifesti nel corpo.
Grounding:
radicare il corpo nel qui e ora, attraverso la percezione della
schiena, del bacino e dei piedi sul pavimento, permette di
percepire il supporto che viene dalla sensazione di essere “con i
piedi per terra” e favorisce una maggiore presenza.
Orientamento:
radicare il corpo nel qui e ora, riprendendo contatto con
l’ambiente intorno a noi, permette di portare l’attenzione dalle
sollecitazioni interne sopraffacenti all’esterno rispristinando il
senso dell’orientamento. Sono qui, non sono altrove.
Centratura:
radicare il corpo nel qui e ora, attraverso la percezione del
proprio centro (è un’area appena sotto l’ombelico), permette di
canalizzare l’energia nel bacino riducendo la dispersione
dell’attivazione in altre parti del corpo e sperimentare una
maggiore presenza.
Respiro:
radicare il corpo nel qui e ora, attraverso la percezione delle
proprie modalità respiratorie, della fluidità, dell’espansione o
della sensazione che sia poco “spazio” interno per respirare,
favorisce la possibilità di modificare laddove presente ad
esempio una sensazione di costrizione; favorisce la possibilità
di aumentare la capacità respiratoria, aumentando la percezione
dei polmoni, del torace e quindi di avere “spazio” per poter
respirare.
Auto-contenimento:
radicare il corpo nel qui e ora, attraverso l’effetto calmante che
ha il contatto corporeo, l’appoggio di una mano sulla parte che si
sente eccessivamente attivata, il “prestare attenzione” con un
atteggiamento accuditivo all’attivazione, favorisce la capacità
di contenere e calmare uno stato di attivazione elevato.
Auto-appoggio:
radicare il corpo nel qui e ora, attraverso l’auto- stimolazione
tattile, favorisce il collegamento tra due distretti corporei che
sono funzionalmente scissi tra loro. Se per esempio la scissione
avviene tra il torace e la parte bassa dell’addome, l’auto-
appoggio di una mano favorisce la percezione dei due distretti
corporei, facilitandone il processo di coesione. Auto-appoggio e
scarica del peso: radicare il corpo nel qui e ora, attraverso la
percezione dei piedi sul pavimento, la pressione o la sensazione
di accarezzare il pavimento, favorisce la possibilità di
scaricare adeguatamente il peso del corpo sui piedi, favorendo una
maggiore presenza.
Allineamento:
radicare il corpo nel qui e ora, attraverso l’allineamento e la
percezione della verticalità della colonna, favorisce il
raddrizzamento della schiena e un cambiamento posturale che
permette di sentirsi più stabili, più presenti a se stessi.
Banalmente perché si è “dritti” davanti ad un evento da
affrontare.
Postura: alcune posture sono difensive, protettive. Con l’ausilio
delle risorse somatiche aiutiamo i pazienti a portare a compimento
le azioni incomplete elaborando il trauma nel corpo.
La mindfulness clinica
La Mindfulness è uno
stato di coscienza che può essere anche utilizzato come strumento
terapeutico. Infatti, molti momenti in cui avviene una
rielaborazione ed una trasformazione sono connessi a questo stato di
coscienza. La Mindfulness non è una tecnica ma uno stato attentivo
della mente, uno stato di coscienza in cui i pensieri, le emozioni e
le azioni vengono liberate dagli abituali e talora automatici schemi
di elaborazione che possono attivare e mantenere alcune condizioni
disfunzionali, o decisamente patologiche, attuando un progressivo
processo di consapevolezza e di decentramento.
La Mindfulness
come terapia sui sintomi del trauma. I pensieri
intrusivi, i flashback e i ricordi che producono la sofferenza
legata al trauma possono rinforzare un atteggiamento orientato al
passato e la connotazione emotiva negativa dei sintomi sperimentati.
Al contrario, grazie alla Mindfulness, le persone diventano più
consapevoli del momento presente, interpretando in maniera accurata
e non giudicante l’esperienza (compresi i sintomi) che emerge nel
qui e ora e sviluppando un maggior senso di controllo di sé e
dell’ambiente. L’attenzione consapevole e l’accettazione non
giudicante riducono l’impatto emotivo negativo (che, per esempio, si
esprime con la disregolazione emotiva i problemi nel rapporto con se
stesso e gli altri, i disturbi del sonno) dovuto all’esposizione al
trauma. La pratica Mindfulness non richiede che la persona rivisiti
il trauma in maniera narrativa, bensì prevede un incontro diretto
con gli effetti (sulla mente e il corpo) dell’esposizione al trauma,
così come sono nel momento in cui emergono.
La
Mindfulness come terapia trasformativa del trauma. Lo
stato mentale di mindfulness è particolarmente visibile sia durante
le elaborazioni di traumi che in momenti di accesso alla
elaborazione trasformativa. Il particolare ritengo che
l'elaborazione con EMDR sia basata su uno stato di mindfulness.
Nella psicoterapia sensomotoria si distinguono momenti di coscienza
ordinaria in cui si è concentrati sui contenuti, espliciti ed
impliciti, e momenti di inclusione del corpo che consente di
lavorare in modalità mindfulness. Dal momento che il nostro cervello
è in grado di rielaborare contenuti delle memorie traumatiche solo
se il paziente è all'interno della cosiddetta "finestra di
tolleranza", la mindfulness consente di non uscirne.